A proposito di stress...

Quando si parla di stress, la maggior parte degli articoli divulgativi è solita concentrarsi sulla tipologia di eventi esterni (che dipendono dall’ambiente che ci circonda, oppure alle relazioni che intratteniamo)  che scatenano una condizione di sovraccarico mentale e /o fisico.

 

In questa sezione si vuole invece porre l’attenzione sulle risorse che ognuno di noi mette in campo contro il nemico che quotidianamente rischia di compromettere il nostro benessere, lo stress per l’appunto.

Infatti, tante più “risorse interne” possediamo, tanto meglio affronteremo lo stress.

Meno ne abbiamo, e più saremo colpiti negativamente da eventi sfavorevoli.

Il concetto di coping (fronteggiamento) indica quell’insieme di competenze ed abilità cui il soggetto attinge per affrontare situazioni ritenute problematiche e potenzialmente stressanti. Si tratta di un processo, portato avanti nel corso del tempo, nel quale si progetta, si pianifica e si attua una propria strategia di soluzione alle difficoltà. Siamo pertanto parte attiva nel nostro percorso di adattamento alle richieste poste dall’esterno: a seconda del giudizio che diamo della situazione e del bilancio sulle capacità che riteniamo di possedere, decidiamo l’opportuna soluzione da attuare, o eventuali “cambi di rotta” in base ai risultati ottenuti (Folkman e Lazarus, 1984). Laddove si stimi che le potenzialità personali non siano all’altezza del compito richiesto, ecco che si profila lo spettro dello stress.

Ma quali sono le modalità di coping? Essenzialmente tre:

 

1)      strategie orientate al problema : ci si concentra sulla ricerca attiva e diretta di soluzioni, mediante il reperimento di informazioni utili ed elaborazione dei possibili piani d’azione;

2)      strategie orientate all’emozione : sono utilizzate per contenere il disagio emotivo causato dalla situazione, ad esempio accettando e/o confidando nel sostegno di parenti ed amici;

3)      strategie orientate all’evitamento :  si ignora la situazione dedicandosi ad altre attività, oppure negandone, in alcuni casi, persino l’esistenza.

 

E’ bene chiarire che non esistono abilità di risposta ai problemi giuste o sbagliate “ a priori”: un determinato comportamento potrebbe risultare efficace a breve termine, ma nocivo se protratto nel tempo.

Ad esempio, se un ragazzo prendesse un brutto voto a scuola, potrebbe cercare di svagarsi uscendo con gli amici per risollevare il morale, ma ciò non dovrebbe sostituirsi all’impegno pomeridiano nello studio, se non vuole che la fila di scarsi risultati si allunghi! Oppure, durante un litigio, sarebbe opportuno non pretendere di chiarire la situazione quando gli animi sono “surriscaldati”, bensì rimandare la conversazione ad un momento più favorevole: durante questa pausa, si avrà infatti l’occasione (da ambedue le parti) di riflettere sui punti di forza e di debolezza della propria posizione, di trovare a mente lucida le parole più adeguate da usare, e tralasciare (si spera!) accuse e rivendicazioni che, in buona parte dei casi, sortiscono il contrario di ciò che ci si aspetta.

 

E se non riusciamo a trovare una soluzione?

Ecco che lo Psicologo interviene potenziando le nostre capacità di fronteggiare le difficoltà, valutandone con competenza e con strumenti  appropriati l’efficacia, ristrutturando eventuali carenze, suggerendo alternative di azione, o addirittura, mettendo in luce abilità che finora consideravamo non appartenere alla nostra personalità.